Dopo lo scandalo del Datagate di qualche mese fa ,sembra che i colossi delle tecnologia abbiano smesso di essere più collaborativi nei confronti degli organi governativi,forse per recuperare più credibilità tra i propri utenti.A testimonianza di ciò è il recente scontro tra facebook e la Dea,l'agenzia antidroga Statunitense.
Facebook ha chiesto espressamente alla DEA di smetterla di usare profili finti sul suo social network .
Tanto meno se questi simulano di essere persone reali.Tutto è nato quando ,durante un indagine antidroga,l'agenzia americana ha aperto un profilo falso su facebook che impersonava una donna che esisteva realmente.La donna che risiede nello stato di New York che è stata indagata e arrestata per droga poiché ha ammesso la propria colpevolezza e poiché ricopriva un ruolo marginale, ha ottenuto la libertà condizionale.
Ma intanto la DEA ha continuato le indagini per catturare i complici ed un agente ha creato il falso profilo su facebook con le credenziali della donna,la quale non era nemmeno iscritta al social network,con tanto di foto ,alcune anche sexy, prese dallo smartphone della donna.Usando il profilo per agganciare gli altri spacciatori.
La vicenda è balzata alla cronaca perche la donna, accortasi di quellol che stava succedendo, ha fatto causa all'agente e alla Dea , dicendo che quell’account farlocco violava la sua privacy e la metteva in pericolo.
Il governo in un primo momento si è difeso sostenendo che era legittimato ad agire in quel modo poiché la donna aveva precedentemente permesso agli investigatori di accedere al suo cellulare.Facendo intervenire sulla vicendo la stessa Facebook, che ha ricordato alla Dea che i propri termini di servizio proibiscano espressamente la creazione e l’uso di account falsi e soprattutto di impersonare altri utenti .Dichiarando : “Le azioni della DEA minacciano l’integrità della nostra comunità",e ha chiuso il falso profilo.
Di conseguenza il Dipartimento di giustizia è intevenuto dicendo di stare valutando il caso, e aggiungendo che comunque impersonare utenti reali, e a loro insaputa, non sarebbe una pratica diffusa tra gli organismi di polizia americani.