Atari, la storica azienda di videogiochi, in cui a metà anni ’70 lavorò anche un giovanissimo Steve Jobs, ha dichiarato fallimento, chiedendo il ‘chapter 11′, l’amministrazione controllata americana, al tribunale di New York.A quarant’anni dalla nascita del marchio, giochi come Lunar Lander, Pong, Asteroids o Centipede, così come la console nera anni ’70 con mille fili e due joystick piuttosto spartani,
possono apparire un pò retrò. Ma quella console e la stessa scatola decisamente superate per gli standard attuali hanno fatto la storia e non solo per gli appassionati del genere. È ad Atari e alle sue cassettè che si deve infatti la diffusione di massa nelle case dei videogiochi collegati direttamente al televisore, un pò come al Commodore 64 si deve l’ingresso dei computer nelle camere di ogni adolescente del mondo.
Il gruppo ha fatto la parte del leone sul mercato per tutti gli anni ’80, lanciando prodotti rivoluzionari per l’epoca, come la console Atari 2600, venduta in oltre 30 milioni di esemplari. Ma è negli anni anni ’90 che è iniziato il lento e inesorabile declino, dovuto alla concorrenza di quelli che si apprestavano a divenire i nuovi big del settore, la Playstation della Sony e la Saturn della Sega.
Il marchio ha cercato di rinnovarsi negli ultimi tempi tentando lo sbarco con app di ultima generazione anche su smartphone e tablet, ma lo sforzo non è bastato per invertire una rotta in discesa intrapresa ormai da anni.